A voi

Nuovamente mi ritrovo all’inizio di un anno scolastico, ma questa volta è diverso: non sono schiacciata dall’ansia delle giornate frenetiche che mi aspettano, né dal timore dei troppi compiti in classe che dovrò affrontare. Tutto ciò è offuscato da una sovrastante fitta nube di malinconia, una sensazione difficile da spiegare. Premetto che sono particolarmente emotiva e talvolta rifletto troppo, ma sento comunque che questo è un argomento di rilievo per molti e, perciò, degno di essere condiviso. Al sopraggiungere di questo sentimento di tristezza, mi sono chiesta cosa ci fosse di negativo nell’affrontare un altro anno scolastico: insomma, si tratta della stessa cosa degli altri anni, con uno sprint finale in più a causa degli esami. Eppure ho capito che non si tratta di preoccupazioni prettamente scolastiche, ma di un grande senso di mancanza che percepisco pensando al dopo; nonostante io mi senta già definitivamente orientata nella scelta universitaria, c’è qualcosa che nessun altro posto mi potrà ridare, qualcosa che ho trovato solo qui e che resterà indissolubilmente legato all’esperienza liceale. Questo “qualcosa” è costituito da un insieme di fattori, che si possono riassumere semplicemente in un’unica affermazione: qui, tra queste mura, io ho trovato una seconda casa. Nel mio giornaliero percorso verso scuola, sapevo che ci sarebbe stato qualcuno pronto a prendermi per mano e accompagnarmi nelle meraviglie della letteratura e della cultura in generale, con la passione che sanno trasmettere pochi insegnanti; di questa minoranza, per mia fortuna, moltissimi ne ho incontrati nel corso degli anni, professori che non solo si sono dimostrati docenti delle rispettive discipline – nonché interdisciplinari al contempo -, ma veri e propri educatori di vita, con la loro capacità di riconoscerci singoli esseri umani, talvolta deboli e bisognosi d’aiuto. Sono stati in grado di accompagnarci nel tortuoso percorso verso l’età adulta con un’inaspettata umanità, creando dei legami con i propri studenti che vanno di là dell’ambito strettamente professionale.

Oltre ciò, entrando in classe trovavo sempre qualche compagno a donarmi un sorriso, facendomi dimenticare ogni male; qualcuno  a riscaldarmi con un tè nei giorni in cui il freddo mi penetrava nelle ossa, a offrirmi generosamente un pezzo della sua merenda, un pezzo della sua quotidianità, un pezzo di sé. Ogni giorno, la vita con i miei compagni di classe mi ha donato la possibilità di non fossilizzarmi sulle mie esperienze individuali ma di abbracciare la molteplicità, la diversità dei punti di vista, e trarne tanta ricchezza.  Nonostante non siano stati gli anni più felici della mia vita, nonostante le difficoltà del mio percorso siano state numerose e talvolta mi siano sembrate insuperabili, conserverò per sempre un dolcissimo ricordo del mio tempo qui.

Non sono mai stata in grado di cogliere gli aspetti positivi nelle sventure, nemmeno a posteriori. Stavolta però è diverso, probabilmente perché in questo caso ho raccolto forze interne e soprattutto esterne, che mi hanno permesso di crescere e osservarmi con distacco. Ho scorto quotidianamente la bellezza essenziale presente in ognuna delle persone che mi circondano e ne ho fatto un motivo di profonda gioia. Mi sono resa conto che questo liceo è riuscito a rendere piacevoli degli anni che altrimenti mi sarebbero risultati insopportabilmente dolorosi, è stato in grado di far cicatrizzare una ferita che diversamente mi avrebbe fatto per sempre un po’ più male. Per tutto ciò posso solo ringraziare la nostra cara Τύχη, che mi ha fatto incontrare persone splendide, che hanno miracolosamente reso questi anni, nel complesso, i più felici della mia vita.

Per questo mi si stringe un po’ il cuore al pensiero di dover abbandonare questo posto felice e sicuro, per tuffarmi in un mondo che non sarà sempre in grado di accompagnarmi, ma che spesso mi lascerà ad affrontare le difficoltà da sola. Non so se sono pronta, lo scoprirò solo con l’esperienza; per ora vi ringrazio tutti, sono profondamente grata che le nostre vite si siano intrecciate in qualche modo. A ogni singola persona che abbia lasciato un’impronta nelle mie giornate, anche con un semplice gesto: grazie.

ALESSIA MILO

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