Incognita Nazionale

La terribile delusione del post Italia-Svezia non è stata ancora metabolizzata dalla maggior parte del pubblico della Nazionale, complici anche le amichevoli che hanno visto gli azzurri impegnati contro Argentina e Inghilterra e che hanno rievocato i

vecchi fantasmi visti a San Siro lo scorso 13 novembre. Quello è stato l’ultimo incontro ufficiale della nostra Nazionale, che ci ha condannati a vivere i Mondiali della prossima estate privi dei nostri beniamini. Daquelladata,chehasegnatol’inizio diuninevitabile processo di cambiamento, parecchie poltrone sono saltate e, ad oggi, ancora non hanno trovato un degno padrone. Tavecchio, paladino di un modus operandi poco simile a quelli che hanno contraddistinto la gestione di altre importanti federazioni europee, ha inevitabilmente dovuto presentare le sue dimissioni da presidente della Federazione. Un vuoto che ancora non è stato colmato, visto il mancato raggiungimento di un accordo tra i canditati alla presidenza che non ha permesso di formar una maggioranza, obbligando la FIGC a incaricare Fabbricini del ruolo di commissionario straordinario e Billy Costacurta di quello di sub-commissario. Ed è proprio quest’ultimo ad essersi esposto in merito all’altra poltrona rimasta vuota, vedova della tracotanza di Giampiero Ventura: Costacurta ha annunciato che il prossimo 20 maggio conosceremo il nome del nuovo CT, data l’improbabile permanenza di Di Biagio, ex allenatore dell’under 21, a cui è stata affidata la panchina azzurra solo per un paio di amichevoli.

Gli addetti ai lavori, ma anche molti esponenti interni al mondo del calcio, hanno giocato al rialzo, sparando nomi su nomi, con l’ineccepibile pretesa che stavolta se ne trovi uno migliore dell’ultimo, e che inizi un processo di crescita che ci possa permettere di tornare in alto nel giro di qualche anno. Ma forse la difficoltà della scelta sta proprio in questo, nel fatto che la nostra Nazionale avrebbe bisogno non solo di un CT affermato, che sappia portare avanti dei concetti robusti destinati ad essere le colonne portanti del nostro calcio, ma anche che se ne incarichi per un periodo più lungo dei miseri due anni di Ventura. I nomi più gettonati appaiono quelli di Ancelotti e Mancini, ma qualche

possibilità potrebbeaverlaancheRanieri,qualoraidue dovessero declinare l’offerta, così come Conte, che lascerà Stamford Bridge a fine stagione, ma che difficilmente avrà voglia di sedersi una seconda volta , solo due anni dopo, sulla panchina azzurra. Il sogno è dunque incarnato da Carlo Ancelotti, che dopo aver riempito la propria bacheca con una quantità esorbitante di trofei in campo internazionale negli ultimi anni, garantirebbe sicuramente un’esperienza e una mentalità adeguate, non comuni a tutti gli allenatori, mettendole a disposizione del mondo azzurro che ancora non sembra riuscito a farle proprie. Ma trovare qualcuno che sia disposto a tirarsi sulle spalle una mole così pesante di problemi non è facile. Tuttavia è un percorso che deve necessariamente avere inizio al più presto, perché le soluzioni a termine biennale, come quelle di Conte e Ventura, non sembrano sufficienti a tirare fuori l’Italia dal limbo in cui è finita. Nonostante il felice biennio Conte ci abbia fatto togliere qualche sassolino dalle scarpe, i palcoscenici più prestigiosi che hanno attratto il tecnico leccese non hanno lasciato spazio all’inizio di un ciclo. Ed è questo quello di cui avremmo bisogno. La Spagna ha trattenuto il CT Del Bosque per ben 8 anni, conquistando due europei e un mondiale; la Germania, da quando fu eliminata nella semifinale mondiale del 2006 dal sinistro di Grosso e dal piattone di Del Piero, ha portato avanti un progetto agli ordini di Joachim Löw che ha reso l’undici tedesco uno dei più competitivi negli ultimi anni. Senza rivolger e l’attenzione anche ad altre federazioni che hanno seguito queste orme, basti pensare che dall’indimenticata cavalcata del 2006 noi abbiamo cambiato la bellezza di 5 CT e non abbiamo ancora trovato quello giusto. Questo significa che anche coloro che li hanno scelti non sempre hanno avuto la lungimiranza necessaria.

Per dare corpo a una nuova Nazionale, sarà necessario un tecnico la cui fama non lo possa esporre a critiche distruttive fin da subito, che si focalizzi su un lavoro a lungo termine, vista anche l’esiguità di materiale su cui lavorare. Infatti, che questa non fosse la migliore generazione di talenti italiani degli ultimi decenni lo si sapeva; ma la qualificazione ad un mondiale a 32 squadre era sicuramente alla portata, a testimonianza del fatto che non bastano 11 buoni calciatori per fare una squadra. Il prossimo CT dovrà formarla, inserendo una corposa dose di giovani, viste le scarse opportunità concesse loro negli ultimi tempi, per far sì che l’affiatamento si consolidi nel corso di parecchi anni e che si stabiliscano quegli automatismi tipici delle squadre che giocano insieme a lungo, perseverando nelle filosofie imposte dai propri tecnici.

ANDREAS KATSARAS

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