I saluti dei redattori

Non posso dire di lasciarvi dopo cinque anni di Lucciola, questo no, ma lascio il Manara dopo cinque anni di “servizio” e di studio. Una buona metà del quale sarà probabilmente concentrato in quest’ultimo sforzo per l’esame. Gli anni di servizio ne La Lucciola sono stati due soli, ma intensi e con più di qualche soddisfazione: avete presente come vi sentite quando vedete qualcuno che apprezza il risultato del vostro lavoro? Ecco, vedervi leggere i numeri con i nostri articoli sopra ci ha dato più o meno quella sensazione. Perdonatemi se quasi sempre ho scritto della solita, noiosa attualità politica, ma chissà, magari è una vocazione. E perdonatemi (specie voi altri redattori) anche se a volte sono sembrato ossessionato dalla Lucciola, l’ho presa un po’ come un lavoro. Con queste pagine, però, sono riuscito a dare più varietà alla mia esperienza scolastica, sono venuto a scuola per motivi diversi dalla lezione e ho riempito qualche pomeriggio con un’attività diversa dallo studio. Lo devo al benemerito Vigezzi, che mi ha portato in questo mondo, ai miei compagni di redazione e soprattutto a tutto il Manara, senza il quale non avrebbe senso scrivere articoli che non saranno mai letti. Quindi grazie a tutti, me ne vado da qui con bei ricordi di questi anni.

GABRIELE GENNARINI

 

Partecipando al progetto di formare un giornalino scolastico, scrivendo articoli e componimenti creativi, quasi sempre ho pensato a chi potessero essere i miei lettori, a cosa gli dovessi dire e cosa potevo offrirgli di diverso da tutti gli altri giornali più professionali di me. I componimenti creativi sono facili da giustificare poiché sono creazioni esclusive e quindi vengono scritti per lo stesso motivo per cui si fa arte. Ma gli articoli? Di cosa possono parlare? Di certo noi studenti non abbiamo informatori particolari o abbastanza tempo per fare competizione nell’informazione con le testate giornalistiche. Non abbiamo nemmeno le competenze per trattare gli argomenti in modo professionale. Chi ci dovrebbe leggere? I professori per farci felici? I nostri amici per far vedere quanto siamo bravi a scrivere? Io non credo che il ruolo del giornalino scolastico sia quello di riportare le notizie. Io non credo che il giornalino scolastico sia un giornale. Ciò che possono fare tutti quelli che vogliono partecipare a questo progetto è commentare, dare un senso ed una profondità alle notizie che un mondo sempre più frenetico ci riporta in 30 secondi da quando è nata. Se si parla di un referendum, analizzarlo in modo professionale potrebbe sembrare futile in rapporto ad un approfondimento proposto, ad esempio, da La Repubblica. Un commento invece sulle tematiche messe in gioco dal referendum, richiamare una riflessione su un evento di cronaca potrebbe risultare più interessante non solo agli studenti, ma anche agli adulti che di certo non si aspettano di leggere novità diverse da quelle che si leggono da altre fonti. Con questo non escludo affatto tutti quegli articoli d’approfondimento o di altro genere di un qualsiasi campo. Nemmeno quegli stessi articoli di cronaca che ho giudicato futili in rapporto a grandi testate giornalistiche. La libertà deve sempre risultare la prima legge di un giornalino scolastico. La mia è solo una proposta per spingere a scrivere per riflettere non per informare. Ma chi deve scrivere? La risposta non è così scontata. Non sono i soli studenti a far parte della scuola e non sono i soli studenti ad avere qualcosa da dire. Perché un giornalino scolastico non potrebbe rappresentare veramente tutta la scuola? Sarebbe bello aprire La Lucciola e trovarvi dentro articoli scritti da studenti, professori, collaboratori, tecnici, bibliotecaria, anche segretari. Tutti abbiamo qualcosa da dire. I componimenti creativi dovrebbero essere aperti a tutti coloro che vogliono scrivere un testo. E tutti potrebbero scrivere un approfondimento su ciò che sanno o su ciò che li appassiona. Un collaboratore scolastico appassionato di cucina potrebbe scrivere ricette o dare istruzioni su come cucinare o ancora scrivere recinzioni su bar, ristoranti, trattorie, etc. Un professore di latino e greco potrebbe scrivere sulle tecniche di traduzione al livello scolastico o al livello professionale oppure scrivere sulla montagna se ne è appassionato. Oppure un segretario potrebbe scrivere su ciò che avviene in Francia perché segue la cronaca francese mentre un tecnico potrebbe scrivere sulle attività che svolge in laboratorio. La Lucciola permette anche l’anonimato, e allora perché non scrivere? Di un libro che si è letto, di una notizia, di un approfondimento, di una curiosità. Oltre a un innalzamento del livello culturale e d’importanza dello stesso giornalino, i partecipanti avrebbero una via di fuga, uno spazio tutto loro in un giornalino. Finalmente il giornale parla di qualcosa che piace a loro. Questo dev’essere permesso non solo dalla voglia di tutti i membri dell’istituto di partecipare, ma anche dagli stessi studenti che non devono essere limitati o gelosi di un loro progetto. Il giornalino è scolastico, non studentesco, e arricchirlo con scritti di altri membri che non siano gli studenti non fa che accrescerlo d’importanza. Quest’anno scolastico è ormai finito, ma io, come appello da studente e partecipante a questo progetto, chiedo a tutti i membri di questa scuola di rifletterci sopra, di pensare se veramente non vogliono averne a che fare, non vogliono mettersi seduti a scrivere ed essere letti, non vogliono parlare, esprimersi con la scrittura. Il prossimo anno la Lucciola tornerà ad essere pubblicata ogni mese, magari con molti più scrittori potrebbe veramente diventare una perla della sola scuola, una cosa a cui tengono tutti, studenti e dipendenti pubblici, che tutti aspettano con ansia. Pensateci su e scrivete, qualsiasi cosa voi abbiate da dire.

LORENZO BITETTI

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