Egon e Wally – Una storia

L’intrigante relazione tra il pittore espressionista Egon Schiele e la modella Wally Neuzil

Metti Vienna la dolce, poco più di un anno fa. Metti un treno d’estate fino al Leopold Museum, per assistere a una personale su Egon Schiele e la modella di strada Wally Neuzil.

In quella terra di austeri borgomastri e di una lingua che suona cattiva all’orecchio, mal si tollerano i disegnatori su moleskine seduti a terra nell’atrio del museo, o i visitatori rumorosi e gli autoscatti furtivi.

Di Egon Schiele, uomo e pittore carnale e controverso, tutto si sa, e chi non sa amen. La mostra è infatti specificamente dedicata a Wally e a quei tre, quattro anni di passione, emancipazione e infine disincanto vissuti da una ragazzina appena diciassettenne, rossissima di capelli e blu agli occhi.Eppure nel primo Novecento, in un fermento culturale unico, i vari Freud, Klimt e gli audaci espressionisti riuscirono a far palpitare, in un trionfo di caffè all’aperto, pure una città bella e anemica come Vienna.

Accade che un giorno il grande Gustav Klimt la prenda letteralmente dalla strada, per portarla nel suo atelier a posare per lui. Pochi mesi dopo, egli la “cede” al giovane adepta Egon, che ambisce a ritrarla.

Va detto che al tempo posare per un artista è considerato poco meno che una forma naive di prostituzione. C’è forse un’ambigua cosificazione di giovani corpi, in quell’incessante transitare dall’uno all’altro studio di ragazzine consapevoli solo delle coltellate del freddo sulla pelle e dei morsi della fame alle viscere. La vita di strada è cattiva assai. Ma Wally ha tempra; e va da quel ragazzo spigoloso, ispido, dalle mani lunghe e nodose. Va per restare.

Egon la spoglia, la destruttura sulla tela, ne accentua i contorni, il colore fulvo dei capelli diventa arancio pastello. La fa posare col suo migliore amico, la veste la sveste e intanto forse se ne innamora. Sicuramente lei, in poco tempo, si fa necessaria, a letto, in studio e nelle lunghissime giornate dell’inverno prussiano. Vanno via dalla città, si stabiliscono in un villaggio della Boemia, in una casa tra i boschi; ma l’età di lei e il loro legame non consacrato davanti a un dio certificatore fa insorgere il paesello, ed Egon finisce anche in prigione accusato di corruzione di minore. Il “pornografo di Vienna”, lo appellano anche lì.
Intanto Wally ormai, se si spoglia, si spoglia di sua volontà. Posa più raramente per lui; ne cura gli affari, i rapporti coi mecenati, l’epistolario fitto con una pletora di amici plaudenti e nemici incazzati. Ne diviene compagna di vita. I quadri e i disegni che la ritraggono sono tra i migliori, tra i più espliciti e ispirati. “Wally la rossa”, la chiamano tutti.

E poi e poi. Egon ha un ricco finanziatore, di cui ritrae la sorella durante un lungo soggiorno lontano da Wally. Edith, così si chiama, è colta, pacata, fine, rassicurante. Il giovane irrisolto e tormentato decide di sposare un’idea di stabilità affettiva, economica, forse di pacificazione sociale. E così Wally, in silenzio, scivola via dalla vita di Egon. Si arruola volontaria nella Croce Rossa, parte per il fronte occidentale, va a cercarsi la morte in terre slave, a soli 21 anni. Anche Schiele e sua moglie muoiono, quasi contestualmente, vittime dell’epidemia influenzale spagnola. Li descrivono innamorati, in attesa di un figlio. Wally si spegne consapevole di essere stata solo un amore a termine: assai peggio che morire di coltello e fucile.

All’uscita del museo, il poster illustrativo della mostra col viso di Wally si vende in tubi cartonati accanto alle tazze da tè di Sissi e Francesco Ferdinando. Wally sul manifesto ha occhi blu enormi, come in un manga giapponese stravolto nei contorni.

Otto euro” è scritto su un adesivo accanto al volto.

– Le tolga subito quel prezzo di dosso, grazie; bitte, danke, o come accidenti si dice.  Mentre ossessivo mi torna alla mente il titolo ispirato e dolente di un bellissimo libro di Marquez, Memoria delle mie puttane tristi.

ALESSANDRO DI SERAFINO

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