Russell Westbrook – La storia del numero zero di OKC

La nostra storia inizia nella parte meridionale della contea di Los Angeles, più precisamente a Long Beach, quando il 12 novembre del 1988 nasce il futuro MVP Russell Westbrook.

Con il motto “citius, altius, fortius”, alla Leuzinger High School, cresce un piccolo campione, che ancora, a causa della sua statura non troppo elevata, non riesce a sbocciare.

Il passaggio a una delle università più prestigiose d’America, la UCLA, gli dà lo slancio definitivo nel mondo del basket. Viene chiamato per giocare come guardia con gli UCLA Bruins, università più titolata della NCAA. Questa esperienza gli permette di maturare sia a livello di giocatore, sia a livello di uomo. Egli infatti, almeno dicono così i suoi compagni di università, sembrava fosse molto impertinente e se doveva raggiungere un obiettivo lo perseguiva fino alla fine delle sue forze. È un po’ il suo modo di vivere e ciò gli è rimasto ancora oggi, per esempio guardandolo schiacciare con una forza impressionante sul quel canestro. E poi, il resto, è pura magia.

Draft NBA del 2008. Westbrook si rende disponibile per un’eventuale chiamata. I Seattle SuperSonics (oggi Oklahoma City Thunder) non si lasciano intimorire e selezionano con il fourth pick proprio il nostro Russell. Questo Draft NBA rimarrà nella storia, in quanto, si dice, sia stato uno dei più ricchi (a livello di potenziali superstar) di tutta la storia della pallacanestro americana. Per dovere di cronaca nominiamo un certo Derrick Rose, che con la prima scelta si accasa a Chicago, ma anche il “nostro” Danilo Gallinari, che vede realizzare i propri sogni, essendo stato scelto dai Knicks come sixth pick.

Per Westbrook, il primo anno nella massima lega è una continua ascesa e si conferma come uno dei migliori nel suo ruolo (playmaker e non più guardia). Durante tutta la stagione è capace di sfoderare una tripla doppia ai Dallas Mavericks (17 punti, 10 assist, 10 rimbalzi) e, inoltre, nutre una stima incredibile per uno suo caro amico che lo aiuterà a crescere in maniera esponenziale: stiamo parlando di Kevin Durant.

La stagione da rookie si conclude e ne inizia una nuova che lo vede subito protagonista agli All-Star Game. Gioca una partita memorabile, lasciando sbigottiti i suoi compagni di squadra della Western Conference. Ma le sorprese non sono finite: Westbrook, nella sua seconda stagione di NBA, realizza il suo career high di rimbalzi (15) contro i Nets. Poche partite dopo, contro i Minnesota T’Wolves realizza un nuovo record: career high personale di punti, mettendone a referto 45. Westbrook è ormai un elemento insostituibile della squadra e assieme a Durant e ad un atipico sesto uomo di nome James Harden, raggiungono i tanto amati playoff. Dopo le vittorie contro Dallas e LA Lakers, la squadra batte alle finali di Conference anche San Antonio, candidandosi come una possibile vincitrice dell’anello NBA. La squadra però è stanca, Westbrook, che durante la regular season aveva tirato con una media di 23 punti a partita, è visibilmente affaticato e i Thunder perdono in finale contro Miami per 4-1.

Dopo la bella parentesi in quel di Londra si torna a fare sul serio e OKC si qualifica nuovamente ai play-off della stagione 2013-14 con un Russell Westbrook stellare, che soprattutto grazie ai suoi canestri, fa concludere la regular season con un 60-22 veramente invidiabile.Durante il periodo di off-season iniziano le Olimpiadi di Londra 2012 e Russell viene ovviamente convocato. Con la maglia USA vince l’oro ma a quelle Olimpiadi il palcoscenico è tutto per James Harden, soprannominato “The Beard”. L’attuale cestista degli Houston Rockets sboccia proprio in quell’estate del 2012, attirando su di sé l’attenzione di molte squadre.

Vuoi o non vuoi, finisci sempre per incontrare i tuoi ex compagni di squadra, magari proprio durante i playoff. Così accade al nostro Westbrook che in gara 1 del primo turno dei playoff incontra con la 13 dei Rockets il suo vecchio amico Harden che, lì in Texas, non solo ha trovato più spazio ma sembra giocare in maniera completamente diversa. Un tiro da tre che in gara 1 fa malissimo ai Thunder che comunque riescono a spuntarla, vincendo il match alla Chesapeake Arena. È invece in gara 2 che succede l’impensabile: Westbrook è titolare con la maglia dei Thunder per la 445esima volta consecutiva ma, praticamente a gioco fermo, il numero 2 dei Rockets, un tale Beverley, gli frana addosso, procurandogli la frattura scomposta del menisco. Amara disdetta sia per gli OKC sia per lo stesso Westbrook che salterà tutte le altre partite dei playoff. OKC senza Westbrook è come fare una versione senza dizionario e il risultato è ben presto evidente: Oklahoma infatti esce di scena contro i Grizzlies di Memphis alle semifinali di Conference, rimandando così, per il secondo anno consecutivo, la possibile vittoria di un titolo.

Nella stagione del 2015, passato del tutto l’infortunio, Westbrook sigla 41 punti agli All-Star Game, divenendo il miglior realizzatore nella storia della competizione, secondo solo ad un certo Wilt Chamberlain. La media punti nella regular continua a lievitare, fino a registrare un 30,8 che fa strabuzzare gli occhi anche a Stephen Curry, il 30 dei Golden State Warriors. Ma la partita dell’anno, quella da incorniciare, è contro Indiana. Westbrook contro Paul George. L’ex UCLA mette a segno 52 punti, realizzando ovviamente una della tante triple doppie che contraddistingueranno il cammino di Russell anche l’anno successivo. Con i numerosi infortuni che colpiscono i Thunder, Westbrook da solo non può tirare avanti una squadra per 82 partite e così i Thunder non riescono nemmeno a raggiungere una qualificazione ai playoff del 2015, dominati da GSW che alle Finals batteranno i Cavs di LeBron James.

Il 2016 si apre in maniera clamorosa per Russell: forte delle poche, ma importanti triple doppie dell’anno precedente, il ragazzo si conferma all’altezza e fa registrare 10 triple doppie in 20 partite giocate. Contro i Milwaukee Bucks fa registrare un’altra tripla doppia e solamente tre giorni più tardi, a casa di Chris Paul e Blake Griffin, ne realizza un’altra ancora. Solamente nel marzo del 2016 ne mette altre 7, di cui 4 consecutive, come lui solo Michael Jordan. La stagione è tutta così e finalmente Westbrook sembra non avere più rivali. Ovviamente OKC si qualifica per i playoff e stritola al primo turno i Dallas e poi anche gli Spurs. Una delle partite più belle dei playoff è quella contro Golden State, alle finali di Conference, con Westbrook che in gara 4 ne mette 35, conditi da 11 assist e 11 rimbalzi (sì, altra tripla doppia!). I problemi arrivano in gara 5 e 6, quando i Golden State, guidati da Klay Thompson e trascinati da Draymond Green, vincono entrambe le gare e battono nuovamente Oklahoma.

I sogni di vincere un titolo NBA sono di nuovo svaniti, come svanito è Kevin Durant che si trasferisce proprio dai rivali dei Warriors nella off-season dello stesso anno.

Con la nostra storia arriviamo ai giorni nostri. A causa della vendita di Durant, gli Oklahoma hanno assottigliato le chance di vincere, almeno questa stagione, un titolo NBA. Ad oggi lo storico di 24-17 non è il massimo ma basta, per ora, ad arrivare ai playoff del 2017 che partiranno ufficialmente il 1° giugno di quest’anno.

Westbrook resta comunque un elemento fondamentale della squadra, ma un fuoriclasse non può formare un team vincente.

Caro Russell, “citius, fortius” ma soprattutto “altius” fino ad arrivare ad un titolo NBA che ancora ti manca ma che meriteresti tantissimo.

GIOVANNI MARIA ZINNO

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