Regeni chi?

È trascorso ormai più di un anno dalla morte di Giulio Regeni e il caso sembra ancora ben lontano dall’essere chiuso: continuano a emergere nuovi dettagli e il quadro che viene a delinearsi appare sempre più complesso. La verità, tuttavia, stenta a venire a galla

Regeni chi? Questa è una domanda che mi è stata posta diverse volte negli ultimi mesi; è strano che, pur con tutta la copertura giornalistica che è stata dedicata al caso, molti ancora non sappiano chi fosse Giulio Regeni, ma tutto può succedere. Questa frase continuava però a ronzarmi in testa: se guardiamo la questione da un altro punto di vista, la domanda assume un senso diverso e diventa interessante cercare di dare una risposta (ma solo provarci, perché di verità assolute in questa storia non ce ne sono).

Le circostanze sono dunque molto gravi ed è possibile che la morte di Regeni sia stata strumentale ad un più ampio piano politico orchestrato ed eseguito da elementi facenti parte del sistema egiziano. Noi italiani sappiamo bene quanto le minacce interne siano spesso più gravi di quelle esterne, vista la nostra storia costellata di episodi sui quali non si è mai accertata la verità, destinati a rimanere avvolti da un alone di mistero a causa dei continui depistaggi operati da frange dei servizi segreti, delle forze armate e di quelle dell’ordine.Chi era Regeni? Alcuni dicono fosse solo un ricercatore, altri una spia, altri ancora lo definiscono un povero imbecille che è andato a farsi ammazzare. Per me era solo un giovane che aveva lavorato duramente per tutta la sua vita per poi trovare una fine atroce che, a prescindere da quali fossero gli scopi delle sue ricerche, non meritava. Torturato per giorni per fargli confessare qualcosa che probabilmente non aveva fatto, ucciso e abbandonato in una buca a lato di una strada, non considerato meritevole neanche di una degna sepoltura: ma proprio il disprezzo provato dagli assassini nei suoi confronti ha permesso di acquisire elementi importanti sulla sua morte. Se non fosse stato abbandonato in quel modo sarebbe sparito nel nulla e probabilmente non se ne sarebbe saputo più niente. In effetti questa è la prima stranezza di questa storia: perché il suo cadavere è stato abbandonato in quel modo, dove poteva essere ritrovato facilmente? Come mai non è stato fatto nulla per cercare di camuffare gli evidenti segni di tortura, se si voleva sostenere la tesi dell’incidente d’auto, come è stato inizialmente fatto dalla polizia egiziana? A cosa sono serviti tutti gli inutili tentativi di depistaggio, che hanno solo insospettito ancora di più le autorità del nostro paese? E infine, possibile che l’uomo che avrebbe denunciato Giulio ai servizi segreti perché sospettava potesse essere una spia, non sia stato tacitato e che addirittura da più di un mese rilasci interviste nelle quali cambia continuamente versione? Fatti inspiegabili in un paese governato da una rigida dittatura militare, che non esitò a massacrare centinaia di persone durante le proteste a seguito del colpo di stato, un paese nel quale decine di uomini e donne spariscono ogni settimana senza lasciare traccia. Ma l’Egitto non è un normale stato autoritario, dove il potere è concentrato nelle mani una ristretta cerchia di fedelissimi del presidente: da mesi, all’interno della struttura di governo si sta combattendo una sanguinosa lotta di potere, in un modo mai visto prima. Non si tratta infatti del classico regolamento di conti tra diverse organizzazioni governative, come ad esempio quelli all’interno dell’unione sovietica, dove i diversi servizi segreti lottavano per la supremazia nel campo dello spionaggio: attualmente in Egitto elementi delle stesse agenzie si combattono per favorire l’ascesa politica di questo o quel personaggio, dando vita spesso a improbabili coalizioni fragili e difficili da mantenere. In questo contesto si cerca di screditare la fazione avversaria tramite scandali o addossandogli responsabilità di azioni opportunamente studiate e preparate proprio per danneggiare l’immagine pubblica del nemico. La situazione è aggravata dagli interessi stranieri all’interno del paese: la Gran Bretagna tenta di mantenere il suo ruolo di ex potenza coloniale dell’aerea, le industrie militari francesi hanno messo gli occhi sui contratti per le forniture di armi, parte del piano di ammodernamento delle forze armate egiziane voluto da Al Sisi, l’ENI ha ottenuto lo sfruttamento in via esclusiva di un importante giacimento di idrocarburi nelle acque territoriali egiziane e gli americani osservano dalla finestra l’evolversi della situazione, timorosi di un ritorno di fiamma del fondamentalismo islamico. Nel contempo, nella penisola del Sinai, si combatte una guerra poco conosciuta ma estremamente sanguinosa contro lo Stato Islamico che ha scatenato una serie di attacchi indiscriminati contro obiettivi sia militari che civili.

Perciò, in conclusione, per tornare alla domanda iniziale, chi era Giulio Regeni? Secondo questa teoria, è stato un innocente capro espiatorio che risaltava tra gli altri candidati al ruolo per via delle sue ricerche, e dunque il suo omicidio sarebbe potuto essere facilmente giustificato. Ma in questa storia ogni parte resta sulla sua posizione, e la prima vittima di tutto questo, come in guerra, è la verità.

TIZIANO GIANANDREA

 

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