Migliore

Rappresentata dal 5 al 21 gennaio scorsi al Teatro Ambra Jovinelli, “Migliore” è la nuova creatura di Mattia Torre, un dramma esistenziale egregiamente raccontato da Valerio Mastandrea

Alfredo Beaumont (Valerio Mastandrea) è un uomo buono.

Alfredo Beaumont è un uomo che fa tenerezza. È una persona che dedica il poco tempo libero che ha ad un’associazione che organizza eventi quali “I dolci di una volta” e che raccoglie fondi per “salvare i peri in Piemonte”, ed egli, pur di non far fallire queste iniziative, partecipa con la sua totale ingenuità.Un uomo normale, forse fin troppo, frustrato dal lavoro e con poche ambizioni nella vita. Impiegato da anni, senza mai fare carriera, in un call-center che opera nei servizi finanziari e di viaggio per possessori di una carta di credito con servizi 5 stelle, clienti “talmente ricchi che non hanno bisogno di ringraziare”, lavora tutta la giornata e il suo unico desiderio, tornando a casa, è di riuscire a trovare parcheggio. Una routine che si ripete incessante – sveglia, lavoro, parcheggio, nottata in bianco – spezzata solamente dai piccoli, seppur tanti, soprusi che subisce nella vita privata: dalla nettezza urbana che, su dieci condomini, ogni mattina suona solo al suo citofono, ormai per abitudine, al condomino saccente che ostenta la sua presuntuosa cultura, declamando citazioni e proverbi sconosciuti a chiunque, per il solo gusto di veder comparire l’umiliazione negli occhi di chi gli è di fronte. Alfredo, però, sembra accettare tutto con il sorriso, senza serbare rabbia o rancore, rispondendo a se stesso con un’ironia leggera, sottile, perfino dolce.

Alfredo Beaumont è insomma un uomo disperatamente ordinario. Fino a quando si trova coinvolto in un incidente terribile, di cui è il colpevole e il cui senso di colpa lo opprime e lo manda in crisi, ma da cui viene assolto. Ed è proprio questa immeritata ed ingiusta assoluzione a cambiarlo radicalmente; diviene cattivo, e allo stesso tempo migliore, in tutto: cresce sul lavoro, piace alle donne, guarisce di tutti i suoi mali e supera le sue ansie.

“Migliore” di Mattia Torre è la storia dell’uomo di oggi, spronato dalla società a dare di più, in quanto non è mai abbastanza, e spinto ad essere sempre migliore, anche rinunciando a se stesso. Eppure dentro di sé si scopre peggiore, perché dimentico di chi è realmente. Il paradosso di una società dove i cinici si fanno strada e i deboli chinano la testa e li lasciano passare, quasi affascinati.

Intensa l’interpretazione di Valerio Mastandrea (“Perfetti sconosciuti”, “Gli equilibristi”, “Fai bei sogni”, “Non pensarci”), sempre solo in scena, accompagnato nei suoi movimenti soltanto da fasci di luci, che disegnano immagini e evocano luoghi, come riflesso delle sue parole.

Si ride di fronte alla figura del fallito buono, un po’ ingenuo e senza speranze, anche se il pubblico si riconosce nelle paure, nei dubbi e nella ribellione del protagonista. Ma poi questo riso si trasforma in amaro, perché quella di Alfredo è una trasformazione che sentiamo vera, una trasformazione che allarma. Tutti siamo chiamati, infatti, ad essere “migliori”, spetta a noi scegliere come diventarlo.

CHIARA CATALDI

 

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