CoRaggio, Virginia

Roma sembra non trovare pace: dopo i problemi e i rallentamenti dovuti alle defezioni di alcuni membri della giunta Raggi, l’avviso di garanzia arriva anche per la sindaca. Come si dovrebbe comportare a questo punto l’amministrazione capitolina?

Davvero difficile stare sul pezzo, con tutto quello che succede in giro per il mondo nell’arco di anche solo un mese o due. L’attentato a Berlino, le dichiarazioni di Trump sulla gestione dei migranti da parte dell’Europa, il caso Raggi… ma forse sarà meglio restare in Italia e capirci qualcosa di più sul sindaco (e sul destino) della nostra città, per ora.

Tutto è iniziato con l’arresto di Raffaele Marra, capo di gabinetto della giunta Raggi, con l’accusa di corruzione il 17 dicembre scorso. E questo lo sappiamo, anche se evidentemente la sindaca non sapeva assolutamente nulla delle inchieste condotte sui coinvolgimenti tra Marra e alcuni architetti (tra cui Andrea Scarpellini) già da ben prima che lei prendesse il posto di Marino in Campidoglio. E, guarda caso, non sapeva nemmeno di essere beneficiaria, dal 2013, di una polizza da 30.000 (trentamila…) euro sulla vita da parte di un suo dipendente, Salvatore Romeo (in seguito, chissà perché, promosso a capo della segreteria politica del Campidoglio). Dal 2013, signori: quanti vorrebbero alzarsi una mattina e scoprire di essere assicurati da ben quattro anni?

Eppure la nostra sindaca ha dichiarato di averlo scoperto solo il 3 febbraio, quando è stata intervistata da La Repubblica in piena notte dopo l’interrogatorio, e di essere “sconvolta”. Non sapeva nulla, ma proprio nulla, e a chi le ha chiesto quali contestazioni le siano state fatte ha risposto di non potersi pronunciare “a indagini ancora in corso”.

Dopo il caso Muraro e l’arresto di Marra, quindi, anche la polizza da parte di Romeo e, soprattutto, l’indagine condotta sulla stessa Raggi per abuso d’ufficio e falso: questi i fardelli che la appesantiscono praticamente dall’inizio della sua avventura in Campidoglio, questo il peso sotto il quale la sua gestione sta procedendo a passi sempre più lenti e pesanti. Eppure, quando c’è da girarsi verso la porta e uscire, i suoi piedi non vogliono proprio saperne. No, non vuole dimettersi, questo l’ha detto senza la minima incertezza.  Così eccola ancora qui, a cercare di resistere all’uragano politico e mediatico che l’ha investita e continua a infuriare su di lei, con le fila dei suoi sostenitori che si assottigliano ogni minuto che passa: anche il suo partito, i pentastellati che tanto l’hanno caldeggiata come sindaca ideale per Roma, la sta mettendo con le spalle al muro. Non tutti i grillini sono contro di lei, ma chiedono quantomeno spiegazioni per queste accuse e soprattutto per il mancato avviso al partito da parte dell’interessata. Per la mancanza di trasparenza, da sempre uno dei tratti per cui i grillini vogliono distinguersi da tutti gli altri: e ovviamente una simile mancanza non può essere tollerata dal partito dell’onestà, in cui nessun indagato o pregiudicato deve entrare. Molti nel partito si sono schierati apertamente contro di lei ritenendola indegna di stare nel partito, Grillo in primis, che già a dicembre aveva imposto alla sindaca l’auto-sospensione dalla carica e l’allontanamento di Romeo, pena la sfiducia alla sindaca. Del resto, uno scandalo del genere sta togliendo non poca credibilità (e potenzialmente voti…) ai grillini, e questo il comico genovese lo sa e non se lo può permettere.  Adesso come adesso, però, anche

Lo stesso non sembrano voler fare i big del Movimento, assiepati attorno a lei – mentre buona parte dei senatori e deputati grillini è indignata e chiede addirittura le dimissioni. Anche Luigi Di Maio è attendista e scaccia l’idea delle dimissioni, che saranno obbligatorie “con la condanna in primo grado”, come il “codice etico” del Movimento ha sempre imposto.Grillo si è schierato con la sindaca: lui e Di Battista sostengono che la Raggi si sia trovata al centro di una bufera causata dai vari Romeo e Marra e che, sull’accusa di falso, “ha sbagliato probabilmente a mettere una firma” (Di Battista). Va bene che la burocrazia italiana è indescrivibile, caro Di Battista, ma così è troppo facile: la colpa è di tutti meno che della Raggi? Vorreste seriamente prenderci in giro in questo modo?

Anche Matteo Renzi dal PD mantiene la linea della presunzione d’innocenza, rinviando ogni critica a quando la colpevolezza della Raggi sarà dimostrata. La sua non vuole però essere una difesa a spada tratta, quanto piuttosto un invito al rispetto della democrazia e a “non sbagliare anche noi come sbagliano loro (il M5S)”. Molto più diretta e cruda, invece, l’opinione di Vittorio Sgarbi, che pensa semplicemente che la sindaca e l’intero Movimento non siano adeguati a stare in politica: “onesti che non sanno fare un…”. Ora, non sta a me dire se i grillini siano o meno all’altezza della politica, ma forse per loro è il momento di farsi un esame di coscienza e rivedere alla base i valori che portano avanti: onestà, trasparenza, incorruttibilità. Perché se la Raggi dovesse rivelarsi colpevole, tutti e tre questi valori verrebbero traditi e screditati in un colpo solo, e la forza di questo colpo farebbe vacillare seriamente il partito (non solo per la perdita del Campidoglio in sé).

E se fosse davvero come dice Sgarbi? Se Grillo e i suoi scoprissero che le intenzioni da sole non bastano ma ci vogliono anche (soprattutto) i fatti, e se peggio ancora scoprissero che anche le loro regole e i loro valori sono stati traditi quando meno se l’aspettavano? C’è già qualche precedente abbastanza preoccupante, su tutti il caso di Federico Pizzarotti, sindaco di Parma sospeso dal Movimento per le indagini a suo carico – ma se tutti sono uguali davanti alla legge, la sospensione che vale per lui dovrebbe valere anche per la Raggi, no? Forse però Roma è troppo importante per perderla.

Quindi coraggio, Virginia, mettiti in gioco sul serio, prenditi le tue responsabilità e se sei davvero degna di sederti su quella poltrona, dimostralo a noi romani che in maggioranza ti abbiamo votato (e senza bisogno che Grillo pubblichi improbabili elenchi delle “40 cose che la Raggi ha fatto per Roma da quando è in carica), prima ancora che al partito che hai alle spalle. E coraggio anche voi del Movimento, se siete politici che vogliono mantenersi onesti e al di sopra delle parti, questa è l’occasione di dimostrarlo, di mettere da parte faziosità e orgoglio per rispondere più obiettivamente possibile a una semplice domanda: alla luce dei fatti, Roma vorrà ancora Virginia Raggi come sindaca?

GABRIELE GENNARINI

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