La Lucciola

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Il 15 febbraio l’ambasciatore francese Christian Masset ha ripreso regolarmente le sue funzioni a Palazzo Farnese, dopo un’assenza che ricordava l’angosciosa partenza del 1940 dell’ambasciatore François-Poncet da Roma, conseguente alla dichiarazione di guerra di Mussolini.

La crisi diplomatica si è conclusa grazie alla chiamata tra il presidente francese Emmanuel Macron ed il presidente della repubblica Sergio Mattarella, scelto da Parigi come interlocutore ufficiale. Infatti, la Francia aveva chiesto delle scuse pubbliche al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, scuse che non sono state offerte per non screditare il vicepremier Luigi Di Maio: così Macron ha deciso di trattare esclusivamente con il Capo di Stato. Come ha sottolineato Masset, infatti, Parigi si è sentita attaccata “da dichiarazioni oltraggiose da parte dei politici di governo italiani”. Sebbene l’incontro di Di Maio con Christophe Chalençon, uno dei leader dei gilet gialli che sogna il golpe militare, sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, in realtà la campagna anti-francese dei nostri politici va avanti da tempo. Membri della maggioranza parlamentare hanno definito Macron “egoista”, lo hanno accusato di “bere troppo champagne”, di avere un “pene piccolo” e hanno liquidato la Tav con “chissenefrega di andare a Lione”. Eppure il presidente francese dice di amare la cultura italiana, gli piace ricordare di aver scritto la sua tesi di laurea su Machiavelli e ha di aver letto con ammirazione Svevo.

Nonostante Macron non sia ora l’uomo più amato nel proprio Paese, il suo sentimento di ammirazione nei confronti dell’Italia è condiviso da molti francesi.

Lo stesso sentimento che ho constatato anch’io durante un mio soggiorno di sei mesi a Perpignan, in Francia. Appena dicevo di venire dall’Italia, gli occhi dei miei compagni si illuminavano. Molti ci sono stati, mi hanno raccontato delle loro meravigliose vacanze a Roma, a Napoli ed in Sicilia, altri hanno mamme, zie, nonni o bisnonni italiani e sognano di andare a visitare il Paese d’origine di una parte della loro famiglia. Per loro l’Italia è il Paese del sole, delle belle giornate, dell’arte, del cibo delizioso, dei ragazzi romantici e delle ragazze abbronzate e sorridenti. Persino i professori sono rimasti affascinati dal nostro Paese., Madame Godey, insegnante di Storia e Geografia, mi faceva fare tardi a lezione perché incontrandola al bar della scuola mi riempiva di domande sulla questione politica italiana., Due professoresse mi hanno pregato di fare per tre classi una presentazione su Roma e a un altro insegnante mi ha chiesto alcuni consigli per la sua vacanza a Venezia, la sua città preferita al mondo. Moltissimi apprezzano la nostra importante storia e il nostro imponente patrimonio artistico, architettonico, filosofico, letterario e scientifico, conosciuto in Europa e nel mondo intero.

Eppure noi abbiamo difficoltà a riconoscere il loro impatto. All’ annuncio della mia partenza, lo scorso agosto, la reazione da parte dei miei amici e conoscenti è stata diversa. “Ma perché vai proprio inFrancia?!” con un espressione di sorpresa ed una nota di disapprovazione, “dai mangia-baguettari?”. Sebbene ovviamente il tono era scherzoso, il mio semestre faceva sognare pochi.

Le origini della rivalità Italia-Francia vanno indietro nei secoli. Per lungo tempo l’Italia era divisa in piccoli stati ed era facile preda delle potenze continentali del XVIII e XIX secolo, inclusa la Francia. La sconfitta più difficile da ingerire è stata quella del 1796: Napoleone Bonaparte, grazie ad un accordo con lo Stato Ponteficio, ha riportato in Francia alcune tra le più belle opere di artisti italiani, molte di queste esposte oggi al Louvre. Ciò che pochi ricordano è che, infatti, non saremmo in Italia se non fosse per Napoleone III che è stato il maggiore sostenitore esterno per l’unificazione del 1861.

Ma come si fa a non amare il suono della lingua francese? A non cedere al fascino di Parigi? La Francia ha tutto: il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, le distese di lavanda provenzali e le Alpi, i borghi medievali e gli Champs Elysées. Dai grandi artisti (Monet, Cézanne, Delacroix…) ai grandi romanzieri (Hugo, Voltaire e Zola), culla del pensiero illuminista e patria di grandi fisici e scienziati. Lo stereotipo del francese arrogante è forse in parte vero, una delle cose che mi ha più sorpreso è quanto i francesi stimassero il loro Paese. Come biasimarli? I Francesi amano la Francia perché la Francia gli da tanto, e non solo in termini di patrimonio culturale ma anche in qualità della vita ed efficienza dei servizi pubblici. E quando qualcosa manca, protestano per rivendicarla.

Con la loro eleganza innata, cultura gastronomica, storia ed arte, non ci assomigliano un po’? Forse disprezziamo così tanto la Francia proprio perché siamo simili? I francesi sono un po’ come dei cugini rivali, con la passione per lo sciopero ed il formaggio. Come tra familiari, dovremmo imparare ad ammirarci e rispettarci reciprocamente.

 

 

BIANCA BARTOLINI

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