Non si può negare che Barack Obama sia l’uomo più influente del primo quindicennio del nostro secolo. È stato il primo afroamericano a insediarsi nella Casa Bianca, ha vinto il premio Nobel per la pace, ha fondato la sua politica sul sostegno dei ceti meno abbienti (mai accaduto lì in America), il popolo statunitense l’ha riconfermato presidente nel 2012, fino al 2016, quando scadrà definitivamente il suo mandato. Ma dal primo gennaio dell’anno a venire il suo potere sarà limitato. Tutta colpa della tornata elettorale di medio termine che, come da prassi, si è rivelata scomoda per il presidente in carica, che si è visto sottrarre la maggioranza del Congresso anche al Senato, -7 seggi persi- e sarà costretto a governare gli ultimi due anni da dame duck (anatra zoppa ), sapendo che la maggior parte delle riforme da lui proposte non saranno approvate dal Congresso.
I repubblicani hanno immediatamente bloccato alla Camera i finanziamenti per la riforma, accusando Obama di voler premiare chi non rispetta la legge e di favorire un’invasione di stranieri . La soluzione sarà probabilmente a favore dei neo-vincitori: se prima l’opposizione era già difficile da superare, adesso è quasi impossibile, a meno di qualche poco probabile voltafaccia all’interno del Congresso. Per quanto riguarda la riforma sanitaria, la cosiddetta Obamacare, si può dire che abbia segnato una svolta epocale nella storia degli Stati Uniti, nonostante non sia ancora decollata. Se prima il sistema sanitario statunitense, gestito da assicurazioni private, garantiva quantità e qualità di servizi direttamente proporzionali al diverso reddito di ogni cittadino escludendo dalla sanità tutti coloro che avevano uno stipendio troppo basso per pagarsi un’assicurazione e troppo alto per entrare nei parametri Medicaid, – l’assistenza gratuita statale per i meno abbienti – con l’Obamacare 48 milioni di americani senza copertura possono comprare assicurazioni pubbliche a basso costo via Internet e, nel caso non abbiano i soldi necessari, sono finanziati dallo Stato. In questo modo aumenta il numero di cittadini assicurati che dovranno obbligatoriamente acquistare la polizza per evitare un ulteriore sanzione. I repubblicani in primo luogo vorrebbero abolire l’obbligo per ogni cittadino di acquistare un piano assicurativo perché limiterebbe la libertà individuale penalizzando soprattutto i giovani sani e chi non ha bisogno di pagare una polizza standard non modificabile in base alle proprie esigenze. In secondo luogo, credono che la realizzazione della riforma rappresenti uno sperpero di risorse pubbliche tanto da chiedere alla Corte Suprema l’impeachment per Obama, colpevole di non aver rispettato lo shutdown, ovvero il blocco dei finanziamenti imposto dal Congresso, comportandosi “come un monarca che ignora il volere del Paese e agisce senza l’approvazione del Congresso “. Inoltre, l’aumento delle richieste di assistenza renderebbe l’apparato sanitario statale meno efficiente e la qualità del servizio si abbasserebbe inevitabilmente, mentre le piccole imprese, onde evitare di coprire i propri dipendenti, cercheranno di non raggiungere la fatidica soglia di 50 assunti , che implica il sostentamento delle società, con la conseguente diminuzione dei posti di lavoro disponibili. In questo caso la lentezza con cui la riforma sta entrando in vigore negli Stati Uniti potrebbe favorire l’opposizione, ma solo un eventuale nuovo presidente repubblicano potrebbe abrogarla del tutto.
Noi Europei ci limiteremo a guardare, pur sapendo che la politica americana ha delle forti ripercussioni su di noi e, inevitabilmente, ci riguarda.
MARCO CILONA