È questa una poesia?
È questa una poesia?
Parole prive di pace,
illusioni vuote e romantiche,
uno sperare in qualcosa di vero,
di diverso, di cambiato,
di lontano?
È questa una poesia?
Provare a liberarsi del tempo
mentre gli chiediamo di concederci un presente,
mentre l’attesa è vaga e incerta.
È questa una poesia?
Figurarsi un’immagine del nulla,
un’ipotesi di un principio,
la salvezza di un ritorno,
la logica di una fine,
la spiegazione dell’infinito?
O semplicemente la poesia
è un ridere della vita,
e la risata è celata nelle parole,
che siano pensieri,
che siano emozioni,
che siano illusioni di chi la scrive
e risposte di chi la legge?
MARIA GUERRIERI
Rifiuto
In cielo il sole splende assai
il marciapiede è un gran via vai
e uno sguardo, sì, ci cade
ma al gettarlo nessun si cede.
“Chissà chi l’avrà lasciato”
penseranno quei passanti
tutto solo e desolato
intravisto ormai da tanti.
Né la mamma o il figlioletto
né l’atleta o l’uomo vecchio
scelgono in prima persona
di riporre esso nel secchio.
Pensan: «Mica è colpa mia
se lì è stato appoggiato»
scende il buio sulla via
e non è stato buttato.
Con la luna ormai sovrana
sarà dunque il netturbino
a ripulir la strada urbana
raccogliendo quel rifiuto
abbandonato lì al mattino.
LEONARDO MUSIO
E se viene
E se vien la primavera
e ti porta i suoi colori,
tu ringraziala ogni sera,
cogli il bello, cogli i fiori;
E se viene il vero amore
e ti porta la sua rosa,
tu ringrazialo col cuore
ed amato amare osa;
E se viene l’allegria
e ti porta il suo sorriso,
tu ringrazia e caccia via
tutto ciò che a questa è inviso;
E se viene un’amichetta
e ti porta una mentina,
tu ringrazia e accetta in fretta
che lo fa pe’ esse carina
per non dirti, pora stella:
“Che terribile fiatella!”
ANDREA CRINÒ
Ripensavo alle nuvole
Ripensavo alle nuvole
A quando insieme le abbiamo guardate
Stesi sulla pietra
A fantasticare
E nei tuoi occhi
Quasi le vedevo riflesse
E vedevo anche me
Nei miei
Chissà tu cosa vedevi
Guardavamo le nuvole
E pensavamo a noi
Per sempre uniti in quell’istante.
BESHE
Virili asperità
Quand’esci dal grembo ben poco cosciente
Non badi, in bisogno, s’è giusto l’ambiente;
e quando cresciuto ti noman “bambino”
non sei certo avvezzo al giocar col mirino;
e poi in quell’età detta “adolescenziale”
far centro è più ostile man man che si sale
e più ti fai alto, più il vaso si stringe
e più il pavimento di giallo si tinge.
Di più non mi attardo, non arduo è capire
È questo il messaggio che vuol trasparire:
dal giorno in cui nasci al giorno che muori
metà la fai dentro e metà la fai fuori.
ANDREA CRINÒ
Morire dentro
Morire dentro
vedendoti
ogni volta che tu respiri
non rendendoti contro
che io non faccio che osservarti.
Vivere con gioia
scorgendoti
un sorriso tenue e dolce
che colora le tue labbra ancora calde
indirizzato a me
quando ti accorgi per caso
di essere osservato.
E volere anzi desiderare
baciare quelle labbra
e spogliarti
strappandoti i vestiti
avendoti per sempre come mio.
DAFNE INNAMORATA
Bellissima
Sei
il crepuscolo
che compare
dietro una montagna.
BIG. B
Autocompiacimento
Salita impervia
Insolito percorso di
Fuga dal giorno che
Stringe
Sintetica catarsi dei
Passi
Inerpicandosi
Incontrandosi
Intaccando sì, il proprio
Io
E d’un tratto
Tra tralicci d’arborea natura
Distinguo la
Rea ragionevolezza
Di feconda facoltà
Finalmente
Ne fuoriesco
Esco fuori
Indeterminato lì
Orizzonte
Nella sua infinita potenza
Ineluttabile di
Consapevole incoscienza o
Colpevole indecenza,
Pur tardiva resilienza
All’inceder vitale e verace
Del passo:
È deleterio paesaggio
Verde che
Rinvigorisce e sanifica
Fresco fruscio ferino
Proviene dal
Ventre pietroso
Inestimabile verità
Trasposizione
Dell’immenso
Mio intrinseco profondo
Personale presunzione di
Conoscenza
Linea estesa ossessionante, la mia
Verità
Mecojoni
CIELO TERSO
Clandestini
Clandestini
siamo tra queste pagine.
Pagine e pagine di scelte che si confondono
nell’immenso buio della vita.
Clandestini
siamo tra gli sguardi vuoti,
siamo fuggiaschi che si allontanano da ogni sentiero sicuro
e che corrono verso un sogno.
Clandestini
siamo in questa luce
capace di rivelare solamente agli sguardi più attenti
che la nostra patria è la libertà.
MARIA GUERRIERI
Canto gelato
Cosa scrivere… sul ghiaccio di un cielo sottile?
Fragile velo di fini pensieri, trasparenti in una città di vetro. Così… mentre il gelo prende possesso dei disegni dell’aria, torri di argentee scaglie afferrano messaggi scritti nei cristalli celesti. Ovunque lamine sottili di costruzioni superbe e le tenui luci sono filtrate dalle foglie gelate di un mondo distante. Sono sospese sui rami affusolati di intense emozioni. Emozioni che risuonano nell’immacolato silenzio, evolvono, si mutano nel canto della candida bestia piumata, si mutano nel canto della neve, lucentezza che esce… da una tenebra profonda.
BIANCA DELLA GUERRA
Essere
L’essere alato afferra i tremiti di un lago di lucida roccia. Li assorbe per poi rimettersi a volare. Passa… tra intangibili scogliere d’aria, lentamente si nutre di soffi ardenti, fiati dell’aura infiammata della sua stessa vita. Gli incorporei ostacoli che supera… paiono insormontabili a coloro che non percepiscono la vista, passa… per un altro mondo. Sfumato.
Chi è? Da dove viene?
Un tempo aveva dimora tra gli alberi celesti ma… ne sono passate di ere. Egli… è colui che distaccato dalla realtà osserva, guida, vive…
“Chi sei? Da dove vieni?”
“Io sono… colui che sa prima di sapere. Colui che è nato prima di nascere, per poter essere la futura variante… di una delle proiezioni di me stesso”.
BIANCA DELLA GUERRA
Fessura di vuoto
Dove sorge il segno…
Dita distese aprono la realtà.
Arti sottili si protendono nel vuoto.
Un corpo affusolato si immerge nelle acque scure di un pozzo di pensieri. Attraverso sottili pieghe entra in una trama di fitti ricordi, un abisso di labili spiriti. Tra fugaci riflessioni, tra confusi pareri e… balenii di idee, in una fessura oltre l’apparenza fonda il suo nido. Rifugio che sorge ovunque. Si sommerge in concrete illusioni per poi tornare… ovunque. Nello specchio della realtà. Tessuto in cui la fessura, plasmata da scure arti, viaggia verso corpi distanti.
BIANCA DELLA GUERRA
Ali nere
Ali nere. Una ballerina che vola nel cielo scalciando le nuvole… E tutti alzano la testa e sono lì fermi a guardarla, le bocche aperte, come bambini. Lei vola sempre più in alto portata dal vento, ha gli occhi chiusi e balla senza pensare, portata da una musica che sente solo lei. Gli occhi sono puntati su di lei, lontana da tutto e tutti, il mondo è immobile a guardarla. Il cielo è grigio, il vento inizia a diventare sempre più forte, c’è aria di tempesta, sono con il fiato sospeso lì sotto… Ma lei apre le sue grandi ali dalle piume nere corvine e vola via, verso le stelle, sopra il cielo tempestoso. Arriverà sulla luna, forse oltre, finché cadrà come una stella cometa.
KINAX
Alice
Alice sorride stralunata allo specchio.
Specchio, riflesso, chi è la ragazza nello specchio? Ride come te e ha una lametta in mano. Sorridendo piange, tentando di mantenere una parvenza di normalità davanti al suo riflesso. È surreale, ma dolorosamente vero. Ha un grembiule bianco, i capelli sciolti e biondissimi sulle spalle. Vuole fuggire, non sente niente, vuole scappare, ha paura. Ha in mano una lama, sangue che le scorre in rivoli da sottili graffi sul braccio, sempre più simili a tagli e pericoli. Ha paura. Piange e si tiene la testa, questa non è lei. Paura. Disgusto. Sangue. Sale sulle guance. Punire. Dolore. Solitudine, incomunicabilità. Paura, paura. PAURA.Si trova in questa bolla tonda, perfetta, senza porte. Non può uscirne. Crisi su crisi che nella sua testa continueranno all’infinito. Nuova rabbia. Perché tutto questo? Perché a lei? Nuova rabbia incontrollabile, ma non contro se stessa stavolta. Alice dà un pugno allo specchio, che si rompe in mille pezzi; il sogno è in frantumi, la bolla si spacca e lei esce…
Alice si sveglia.
KINAX